...girando per il web, ho in contato questa bellissima poesia che commento con la foto allegata
O SBIRRO.
Tu cosa ne sai
del suono della nostra sveglia
che ci getta dentro ad un giorno senza fine
uguale a tanti altri,
dei nostri passi incerti
sulla strada dell’arrangiarsi,
fra le incognite e gli imprevisti,
sui pneumatici finiti
dei nostri mezzi.
Tu cosa ne sai
cosa significa
vivere in un numero di matricola,
in una statistica da compilare,
in una immagine da vendere
la domenica mattina.
Tu cosa ne sai
cosa significhi
fare i funamboli sulla tensione,
camminare su di una strada che non si vede
sfiorando in continuazione
il precipizio che ci rasenta
con il male,
mangiare i resti dei panettoni
e bere il fondo degli spumanti.
Tu cosa ne sai
di cosa significhi
estrarre a sorte i nostri domani,
mangiare un panino in piedi,
distruggere la famiglia
perchè ci credi.
Tu cosa ne sai
che voce ha la paura,
che colore ha la verità,
quanto è lungo un sacrifico.
Tu cosa ne sai
cosa significhi
stare dall’altra parte di una pistola,
di un pezzo di porfido,
di una spranga d’acciaio,
di una molotov che arde,
di uno sputo,
di un’offesa senza fine,
di un dolore indescrivibile.
Tu cosa ne sai
cosa significhi
vedere degli amici nei nemici,
dei nemici negli amici,
fare irruzione nella disperazione,
nel mondo immenso degli ultimi,
nell’universo del male imprevedibile
con la certezza,
che prima o poi,
quello che non vorresti mai,
potrebbe accadere.
Tu cosa ne sai
cosa significhi
scavalcare la morte
negli occhi sbarrati e finiti
di un ragazzo e del suo cuore fermato
dal mondo delle loro polveri,
sbattere contro il colore del sangue
che impregna i nostri sguardi
e si imprime nei nostri pensieri.
Tu cosa ne sai
di che cosa si prova
ad incrociare lo sguardo scolpito
nel corpo senza vita
di un bambino,
nell’urlo lancinante di una madre
a cui hanno strappato il cuore,
a sentire una lacrima
che scende di nascosto
bruciando la nostra pelle
dilaniando il nostro cuore.
Tu cosa ne sai
di quanto è pesante
sorreggere questa divisa
con l’umana fragilità
di uno Sbirro.
Tu ,
che dovresti sapere,
cosa ne sai,
di tutto questo
e tanto altro ancora,
tu,
cosa ne sai.
(Dorino Bon)
Tu cosa ne sai
del suono della nostra sveglia
che ci getta dentro ad un giorno senza fine
uguale a tanti altri,
dei nostri passi incerti
sulla strada dell’arrangiarsi,
fra le incognite e gli imprevisti,
sui pneumatici finiti
dei nostri mezzi.
Tu cosa ne sai
cosa significa
vivere in un numero di matricola,
in una statistica da compilare,
in una immagine da vendere
la domenica mattina.
Tu cosa ne sai
cosa significhi
fare i funamboli sulla tensione,
camminare su di una strada che non si vede
sfiorando in continuazione
il precipizio che ci rasenta
con il male,
mangiare i resti dei panettoni
e bere il fondo degli spumanti.
Tu cosa ne sai
di cosa significhi
estrarre a sorte i nostri domani,
mangiare un panino in piedi,
distruggere la famiglia
perchè ci credi.
Tu cosa ne sai
che voce ha la paura,
che colore ha la verità,
quanto è lungo un sacrifico.
Tu cosa ne sai
cosa significhi
stare dall’altra parte di una pistola,
di un pezzo di porfido,
di una spranga d’acciaio,
di una molotov che arde,
di uno sputo,
di un’offesa senza fine,
di un dolore indescrivibile.
Tu cosa ne sai
cosa significhi
vedere degli amici nei nemici,
dei nemici negli amici,
fare irruzione nella disperazione,
nel mondo immenso degli ultimi,
nell’universo del male imprevedibile
con la certezza,
che prima o poi,
quello che non vorresti mai,
potrebbe accadere.
Tu cosa ne sai
cosa significhi
scavalcare la morte
negli occhi sbarrati e finiti
di un ragazzo e del suo cuore fermato
dal mondo delle loro polveri,
sbattere contro il colore del sangue
che impregna i nostri sguardi
e si imprime nei nostri pensieri.
Tu cosa ne sai
di che cosa si prova
ad incrociare lo sguardo scolpito
nel corpo senza vita
di un bambino,
nell’urlo lancinante di una madre
a cui hanno strappato il cuore,
a sentire una lacrima
che scende di nascosto
bruciando la nostra pelle
dilaniando il nostro cuore.
Tu cosa ne sai
di quanto è pesante
sorreggere questa divisa
con l’umana fragilità
di uno Sbirro.
Tu ,
che dovresti sapere,
cosa ne sai,
di tutto questo
e tanto altro ancora,
tu,
cosa ne sai.
(Dorino Bon)