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domenica 14 maggio 2017

COSTA CONCORDIA: LA CASSAZIONE CONFERMA LA CONDANNA A SCHETTINO: 16 ANNI

16 anni..quasi l’ergastolo.
Finalmente la Cassazione si è espressa sulla vicenda della Costa Concordia e sulle responsabilità del Comandate Schettino. 16 anni di carcere ad un uomo responsabile di tante colpe e di molte omissioni, responsabile soprattutto, della morte di 32 persone.
 Certo, di cose strane nei pressi dell’Isola del Giglio, quella sera, ne capitarono tante, forse troppe e tutte, paradossalmente, verificatesi a poche centinaia di metri dalla terra ferma, ad un palmo dalla salvezza, una salvezza che non c’è stata perché niente ha funzionato, ma perché cio’ che è accaduto, non doveva assolutamente accadere.


Ma il cosiddetto  “inchino” da parte delle navi da crociera nei pressi delle isole piu rinomate del mondo, veniva tollerato cecamente dalla autorità, ed ossequiosamente eseguito dai Comandanti delle navi da crociera le cui Compagnie comandavano di eseguirlo perché, sembra, addirittura menzionato nelle brochure pubblicitarie dei programmi delle crociere. Finchè è andato bene, tutto bene.
 Tutti applaudivano, tutti erano contenti. Anche quella sera, l’Isola del Giglio applaudiva orgoglioso “la riverenza” che per l’ennesima volta, una nave da crociera stava rivolgendo ai ricchi turisti dell’isola. Solo che quella sera, le cose non andarono bene, e siccome non andarono bene, si fece e si è fatto in modo di concentrare tutta la responsabilità su Schettino. Schettino il codardo, l’incapace, addirittura l’assassino.
Schettino responsabile anche di tutto quello che non funziono’ nelle manovre di salvataggio degli ospiti della Concordia. Schettino responsabile delle sue azioni, ma anche del personale che non parlava tutte le lingue maggiormente conosciute e necessarie per essere compresi soprattutto in occasioni del genere. Schettino responsabile, ahimè, di aver eseguito l’inchino perché sulle fiancate di quella nave c’era scritto “SCHETTINO CONCORDIA” e non “COSTA CONCORDIA”. Schettino che abbandona la nave, scende con le scialuppe, risale, riscende. 
Poi arriva la tragica telefonata dell’Ammiraglio DE FALCO, l’Autorità che con rigore intende stabilire giustamente, le regole di quel momento, dimenticando forse di tutte quelle non fatte rispettare precedentemente e che indecentemente venivano violate sotto gli occhi di tutti e della stessa Capitaneria di Porto di Livorno.
De Falco l’eroe, Schettino il codardo, l’assassino.  La Costa Crociere che invia una specie di canotto con tecnici per vedere se forse si poteva “apparare” qualche cosa. Io credo che questa brutta storia, per come ci è stata raccontata e per come sia stata gestita anche sotto l’aspetto della giustizia e della sentenza, sia per tanti versi viziata nella forma e nella sostanza. Perché in Italia, o forse nel mondo, ogni qualvolta il caso mette a nudo dinamiche occulte dentro a “sistemi” in cui girano milioni di euro, si cerca sempre di trovare il classico capo espiatorio sulla testa del quale, dovranno cadere tutte le tegole marce. Schettino ha commesso colpe, omissioni, ritardi, comportamenti singoli e specifici che sommati tra di loro, hanno contribuito – NON DETERMINATO  - a che si consumasse quella sera una tragedia. L’istruttoria, i  processi, stranamente molto celeri, si sono conclusi con la conferma in primo grado, in appello e poi in Cassazione della sentenza di 16 anni di carcere per il Comandante della Costa Concordia, Schettino.
Sinceramente, non ci sto. A schettino state attribuite solo aggravanti e nessuna attenuante. Schettino ha subito un processo talmente veloce nonostante le centinaie di posizioni testimoniali, che se in Italia subissero alla stessa maniera tutti veri delinquenti, sarebbe il Paese delle Meraviglie. 16 anni sono quasi un ergastolo, una pena così severa comminata ad una persona per bene che, contrariamente alla sua reale o presunta codardia (io credo piu’ ad un attacco di panico che a quello specifico reato che per configurarsi come tale, deve avere il presupposto della “coscienza e volontà”) ha dimostrato nel corso delle poche interviste che ha rilasciato, senso ed ammissione delle proprie responsabilità relativamente alle proprie mansioni ed al “prevedibile”, consapevolezza di essere l’anello debole di una colonna vertebrale immorale e senza scrupoli. Ma ha dato a tutti una lezione di carattere che nessun codardo, avrebbe potuto. Ben immaginando quale potesse essere l’esito della Cassazione, ha atteso la sentenza fuori al carcere di Rebibbia per recarvisi personalmente, ad avvenuta lettura della sentenza stessa, beffando giornalisti, fotografi e perbenisti forcaioli da “bar dello sport” che avrebbero goduto a vederlo in manette.
Schettino deve pagare e dovrà pagare una pena giusta. Ma sembra, che la stia pagando solo lui ed i familiari delle 32 vittime della COSTA CONCORDIA.
Anche adesso: INGIUSTIZIA E’ FATTA.



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