Ci si accorge che il tempo passa, quando nella bilancia personale del
dare e avere, o meglio ancora, dell’aver dato e del dover avere, ci si imbatte
negli sbalzi di umore, nella carenza alla sopportazione verso le sciocchezze,
all’insofferenza totale per gli atteggiamenti fondati sulla stupidità altrui
senza possibilità di recupero.
In pratica queste situazioni, sono quelle “piccole pillole di saggezza”
che dopo un pò di anni trascorsi a bivaccare sulla terra, si maturano e che, se
se ne ha la voglia e l’opportunità, si possono all’occorrenza distribuire. Ma
ne vale la pena poi?
Il problema è proprio questo. Ammettere che taluno possa avere
accumulato esperienza di vita attraverso episodi particolari che ne hanno
segnato la propria esistenza, non è da tutti. Molti, forse troppi, ritengono di
essere nati con il gene della saggezza; io invece, ritengo che ci possa essere una
predisposizione ma non di certo la sicurezza che la si possa raggiungere.
Il punto forse è proprio questo. Tutto verte e gira intorno all’umiltà
che, ne sono certo, è una dote ormai in via di estinzione, forse non è mai
esistita, forse una reminiscenza, un concetto, un’invenzione dialettica dei pensatori
comportamentisti per sintetizzare che l’uomo ha possibilità di migliorare solo
attraverso l’umiltà, sposandola ad una conseguente evoluzione attraverso la
quale essa assume solo il significato di un sinonimo grammaticale, ad un potenziale
miglioramento della condizione individuale soprattutto nei rapporti verso gli
altri.
Io stesso, che sto perdendo tempo a scrivere queste righe, non ho per
nulla il senso dell’umiltà perché nell’avere la pretesa di chiarirla, do per
scontato di essere appunto umile, oltre che saccentemente saggio. Proprio così.
E so anche perché sto errando e mi sto “atteggiando a pensatore”. Perché?
Perché forse sono sostanzialmente un insoddisfatto, forse infelice, quasi
certamente incapace di gestire adeguatamente le mie emozioni, reazioni, dare
consigli o peggio ancora – e per me è un gran rammarico – rappresentare di essere
un esempio positivo verso coloro i quali ho interessi affettivi, familiari ed
amicali.
Certo, importanti sono le condizioni, gli stati di cose in cui ognuno
di noi si trova a consumare la propria esistenza all’interno della quale, non
sempre (io aggiungerei quasi mai)
si è “artefici del proprio destino”. Quante volte ci siamo trovato in
situazioni piacevoli o spiacevoli, senza averne contribuito minimamente il
nostro coinvolgimento? La verità è che spesso ci troviamo solo per caso, al
posto sbagliato nel momento sbagliato. Come si dice..è il caso..e se è un caso,
saggiamente uno dovrebbe prenderne atto e andare oltre. Ma è proprio questa
pretesa di volersi spiegare ogni “come” ed “ogni perché” a renderci infelici,
insoddisfatti, pericolosamente irascibili, inevitabilmente ed inconsapevolmente
“auto lesionisti”.
Puo’ essere questa una spiegazione al proprio malumore, malessere. Non
lo so…a me questi concetti, queste riflessioni, queste piccole pillole di saggezza,
vengono di getto e proprio per questo, sarebbe meglio “gettarle”.
Si..sarebbe sicuramente meglio.
almenoparliamone