Tragiche combinazioni di una vita e di un destino forse segnato, forse voluto o peggio ancora, cercato. Era forse destino che il Magistrato Dr. Catello Maresca incontrasse per caso e per dovere d'Ufficio Emanuele Sibillo in carcere, con in mano il libro di quello stesso magistrato che un giorno indagherà sui "giovani di paranza" napoletani e sul suo indiscusso boss.
Era forse destino che durante quell'intervista realizzata dall'allora detenuto minore, il futuro boss della paranza di Forcellla, intervistasse un napoletano intelligente e colto (SAMUELE CIAMBRIELLO) che rispondendo alla sua domanda sull'illegalità diffusa tra i giovanissimi di napoli, stava dandogli la giusta soluzione per sconfiggere la camorra o per stare lontana da essa: "...ci vuole un profilo professionale e il titolo di studio... sono le cose fondamentali".
Emanuele come si sa, ma come tanti altri giovanissimi come lui, non sceglierà nessuna delle due cose, ma l'altra, quella che a poco piu' di 19 anni con un figlio in fasce ed una giovanissima compagna, lo porterà alla morte facendolo diventare per alcuni (ma sempre troppi), un mito, per altri, uno che se l'è cercata e che in fondo, gli sta bene pure.
Personalmente, pur rispettando il valore ed il dolore del lutto, da qualsiasi parte venga, non mi sfiora per nulla il pensiero o il rammarico per la morte, o meglio, la fine di Emanuele Sibillo. La sua morte, sinceramente, pur se prematura, perdonatemi, non mi addolora per nulla.
E allora: perchè sto scrivendo?...
....penso a suo figlio!
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