Domenica 21 ottobre 2007, Napoli ha vissuto una giornata particolare, segnata da un clima meteorologico particolarmente ed inaspettatamente invernale, e da un clima di emozione condito da una punta di orgoglio popolare. Il Papa, il Santo Padre, il Vescovo della Chiesa Romana-Apostolica, in visita a Napoli in un momento difficile per la città che si dimena affannosamente tra i problemi del quotidiano e dell’emergenza criminalità. Ancora fa eco lo sdegno che la società civile ha provato per l’assassinio del tabaccaio di S. Antimo; ancora non si è placata la rabbia dei suoi familiari anche se pronta è stata la risposta delle Forze dell’Ordine che sembra abbiano raccolto elementi importanti nelle loro indagini tali da indurli ad eseguire il fermo di una persona, convalidato dall’A.G., sulla quale pare vi siano gravi indizi di reità nell’episodio di sangue. Ma i morti, che dovrebbero essere trattati tutti allo stesso modo, subiscono sempre una classifica che li distingue tra MORTI DI SERIA “A” e MORTI DI SERIE “B”. Preciso: se il tabaccaio fosse stato di Urbino, forse, con il fermo di uno dei probabili esecutori o organizzatori della tentata rapina ai suoi danni, si sarebbe assistiti all’ennesimo show mediatico, forse al nuovo tormentone prenatalizio perché sembra, che nei posti dove regna la tranquillità e la pace sociale, non è ammissibile che si possa rubare, rapinare ed uccidere. Ed allora si sarebbe sentito il bisogno di capire, di analizzare, di scavare nelle contraddizioni o nelle insoddisfazioni di una realtà sociale dove il benessere a volte, genera il crimine. Non sarebbe stato tollerato che ad Urbino (ma la citazione è solo casuale), un morto ammazzato non avrebbe avuto il suo assassino scoperto ed arrestato.
Ma a Napoli, al sud, queste cose ormai non fanno più storia, anzi sono storie di ordinaria cronaca nera. A Napoli si sa, c’è la camorra e la camorra, si sa, è più forte dello stato ed i napoletani sono più omertosi dei corleonesi visto che ci convivono con la camorra da secoli. E poi, i napoletani piangono, piangono e si compiangono e si compiacciono quando vedono qualche telecamera che riprende il Festivalbar a Piazza del Plebiscito oppure il megaconcerto di fine anno presentato dal Pippo Baudo di turno. Forse sto facendo demagogia, forse si. Ma oltre ad un atteggiamento di cronica sottomissione che sfocia in una involontaria connivenza con il sistema camorristico personalmente, respiro un’aria piena di stanchezza e di sfiducia, il più delle volte, non manifesta. Si ha la consapevolezza della camorra ma al contempo, c’è anche la consapevolezza che forse questo sistema esista perché esso stesso rappresenta un meccanismo perverso indispensabile per la coesistenza di una politica di basso profilo ma di alto interesse. Si scopre l’acqua calda, ma è così. Così come è difficile non cadere nella demagogia o nelle false illusioni che improvvise spinte di coscienza improvvisamente, si presentano ai nostri occhi. E allora, dove non arrivano gli uomini, deve arrivarci QualcUno. Dio! Povero Dio! Me lo immagino, leccarsi le ferite e fare il “mea culpa” per tutte quelle vite che ha generato e che a loro volta si permettono di spegnerne altre, sostenute dai peggiori dei peccati originali: l’interesse ed il potere. Dio nemmeno poteva immaginare che essi potessero essere così infami da arrogarsi quelle prerogative che erano solo sue: l’interesse (a ciò che aveva creato), il potere (quello di fare).
Ma Dio è lassù e se scende “quaggiù”, le cose si metterebbero male per tutti, buoni e cattivi! Ed allora ha pensato bene di mandare a Napoli il Papa, colui che sulla Terra lo rappresenta e che per il suo tramite, si esprime. A volte mi trovo già in difficoltà a pensare che esista Dio, figuriamoci se dovessi credere che Dio parli per bocca del Papa, almeno di questo Papa. Dopo il rito religioso ed il doveroso commento, ecco allora che il Papa, illuminato dal Triangolo D’Oro alle sue spalle, ha trovato la soluzione per tutti i mali di Napoli e quindi del meridione: “PER SCONFIGGERE LA CAMORRA, C’E’ BISOGNO DI LAVORO!” Ed allora la foto del Papa (DEL PAPA) che ho allegato al post, sembra ritrarre l’espressione che il grande Karol avrebbe avuto sentendo un’idiozia del genere nel contesto in cui ci troviamo. E Totò, con ossequiso rispetto, non avrebbe risparmiato un sonoro:….MA MI FACCIA IL PIACERE!!!
Ma a Napoli, al sud, queste cose ormai non fanno più storia, anzi sono storie di ordinaria cronaca nera. A Napoli si sa, c’è la camorra e la camorra, si sa, è più forte dello stato ed i napoletani sono più omertosi dei corleonesi visto che ci convivono con la camorra da secoli. E poi, i napoletani piangono, piangono e si compiangono e si compiacciono quando vedono qualche telecamera che riprende il Festivalbar a Piazza del Plebiscito oppure il megaconcerto di fine anno presentato dal Pippo Baudo di turno. Forse sto facendo demagogia, forse si. Ma oltre ad un atteggiamento di cronica sottomissione che sfocia in una involontaria connivenza con il sistema camorristico personalmente, respiro un’aria piena di stanchezza e di sfiducia, il più delle volte, non manifesta. Si ha la consapevolezza della camorra ma al contempo, c’è anche la consapevolezza che forse questo sistema esista perché esso stesso rappresenta un meccanismo perverso indispensabile per la coesistenza di una politica di basso profilo ma di alto interesse. Si scopre l’acqua calda, ma è così. Così come è difficile non cadere nella demagogia o nelle false illusioni che improvvise spinte di coscienza improvvisamente, si presentano ai nostri occhi. E allora, dove non arrivano gli uomini, deve arrivarci QualcUno. Dio! Povero Dio! Me lo immagino, leccarsi le ferite e fare il “mea culpa” per tutte quelle vite che ha generato e che a loro volta si permettono di spegnerne altre, sostenute dai peggiori dei peccati originali: l’interesse ed il potere. Dio nemmeno poteva immaginare che essi potessero essere così infami da arrogarsi quelle prerogative che erano solo sue: l’interesse (a ciò che aveva creato), il potere (quello di fare).
Ma Dio è lassù e se scende “quaggiù”, le cose si metterebbero male per tutti, buoni e cattivi! Ed allora ha pensato bene di mandare a Napoli il Papa, colui che sulla Terra lo rappresenta e che per il suo tramite, si esprime. A volte mi trovo già in difficoltà a pensare che esista Dio, figuriamoci se dovessi credere che Dio parli per bocca del Papa, almeno di questo Papa. Dopo il rito religioso ed il doveroso commento, ecco allora che il Papa, illuminato dal Triangolo D’Oro alle sue spalle, ha trovato la soluzione per tutti i mali di Napoli e quindi del meridione: “PER SCONFIGGERE LA CAMORRA, C’E’ BISOGNO DI LAVORO!” Ed allora la foto del Papa (DEL PAPA) che ho allegato al post, sembra ritrarre l’espressione che il grande Karol avrebbe avuto sentendo un’idiozia del genere nel contesto in cui ci troviamo. E Totò, con ossequiso rispetto, non avrebbe risparmiato un sonoro:….MA MI FACCIA IL PIACERE!!!